Lo sviluppo di un progetto di recupero dell’archeologia industriale a Parma, ed in particolare delle Ex Officine meccaniche Manzini, è stato possibile solo a seguito di uno studio approfondito sulle strategie di riuso. Acquisire una conoscenza adeguata sul tema del recupero ha costituito pertanto uno dei primi obiettivi della tesi. Lo studio si è focalizzato in principio sulla definizione di recupero, considerando quella complessità di interventi che sono legati alla rifunzionalizzazione, ossia alla trasformazione d’uso di complessi dismessi, escludendo pertanto le operazioni che interessano l’ambito del restauro, più strettamente conservative. Successivamente si è cercato di comprendere la necessità di recuperare il patrimonio industriale esistente e abbandonato, ponendo l’attenzione sui manufatti di origine industriale e sul contesto in cui questi si trovano solitamente. Per definire la funzione degli edifici industriali dismessi rispetto al contesto urbano è stato importante acquisire la lezione di Renzo Piano come premessa per affrontare il tema del riuso, volgendosi non solo alla ridefinizione spaziale e morfologica di un particolare edificio dismesso, ma sul ruolo che lo stesso può assumere rispetto alla città. Da qui la compressione che i manufatti industriali che si trovano spesso, in quelle parti della città che coincidono con la periferia, possono costituire, se adeguatamente riutilizzati, degli elementi di rigenerazione urbana. Sorge pertanto la necessità non solo di rifunzionalizzarli all’interno ma anche di progettarne gli spazi annessi con piccole operazione di “rammendo urbano”, soprattutto per quanto riguarda gli spazi di residuo e i vuoti urbani per una visione più complessa e organica della città. Definita questa premessa, il passo successivo è stato quello di individuare le diverse strategie che possono essere attuate per trasformare un edificio, definendo dove il nuovo costituisce un segno impercettibile oppure cambia la percezione dell’edificio per adattarlo alle nuove funzioni e migliorarne le prestazioni. In questa fase si è svolta una ricerca che ha permesso d’individuare esempi di riuso sia in Italia che in Europa. In particolare sono stati apportati due esempi in maniera più approfondita, scelti per la loro pertinenza alle strategie applicate nella fase progettuale della tesi, in cui si è operato sul caso studio dell’Ex Manzini. A seguito di questa prima fase di studio, la tesi si è focalizzata sull’analisi della città di Parma, ripercorrendo la sua storia, per capire come si generato il patrimonio archeologico industriale della città e capirne l’evoluzione, per poi addentransi nell’analisi del quartiere San Leonardo, che si è contraddistinto come la prima area a vocazione produttiva. In quest’area, che sorge a seguito dell’avvento della stazione ferroviaria, si trovano ancora oggi alcune delle permanenze storiche industriali ed in particolare l’edificio dell’ex Manzini. Solo dopo un ulteriore studio sulle trasformazioni che il quartiere ha subito, ed una successiva analisi delle sue potenzialità e criticità è stato possibile capire quale poteva essere il ruolo dell’edificio. Il recupero di questo immobile si pone in contrapposizione rispetto alle ultime politiche di trasformazione che hanno interessato l’area, in cui si è assistito a grandi manovre di demolizione, innestando nel quartiere due comparti dalle dimensioni sovradimensionate, che non apportano nessuna nuova dotazione al quartiere e che creano delle aree di discontinuità rispetto al contesto. Per ultimo, prima di arrivare alla fase progettuale è stata effettuata una ricerca storiografica, riportando documenti ritrovati nell’archivio storico comunale di Parma, sulle trasformazioni dell’immobile Ex Manzini, dall’origine ad oggi. Questa fase ha permesso di comprendere il valore storico e architettonico dell’ex fabbrica. La fase progettuale, ha avuto inizio con il “Workout Pasubio”, un workshop che si è tenuto a novembre 2014 , da cui è scaturito l’interesse per l’oggetto di studio. In questa sede ha avuto luogo un momento di progettazione partecipata aperta a tutta la cittadinanza e i partecipanti erano stati chiamati a definire le nuove funzioni che i padiglioni dell’ex Manzini dovrebbero accogliere. La definizione funzionale non si è conclusa in quei giorni, ma il processo di progettazione è tuttora in fase di sviluppo, pertanto, le funzioni sviluppate nel progetto presentato sono state decise a seguito di un’analisi delle proposte uscite dal “Workout Pasubio” e di una conseguente selezione e scelta. Lo sviluppo della parte progettuale, interessa due scale, quella urbana e quella architettonica, per quanto riguarda la prima, si è posto come obiettivo quello di reintegrare, in maniera più organica, i due recenti interventi dell’area studiata, partendo dalla valorizzazione degli edifici dismessi, che hanno costituito la storia stessa del quartiere, ponendoli come centri attrattivi. La scala architettonica si focalizza sulla scelta delle funzioni da inserire all’interno dei padiglioni dell’Ex Manzini, rispondendo alle esigenze dei cittadini che sono emerse dall’evento del “Workout Pasubio”. A seguito di un analisi e selezione delle varie proposte funzionali, si è scelto d’integrare più spazi in un unico progetto a vocazione artistico-culturale, con spazi di co-working, vari laboratori di artigianato e spazi per la produzione audio-visiva, in unico luogo che prende il nome di “Officine Pasubio-Art”, a memoria della funzione industriale che un tempo rendeva vivo l’Ex Manzini.

L'architettura dell'industria. Recupero e rigenerazione urbana : paradigmi, strategie e progetto a Parma

EMAN, MALDA FRAI
2014/2015

Abstract

Lo sviluppo di un progetto di recupero dell’archeologia industriale a Parma, ed in particolare delle Ex Officine meccaniche Manzini, è stato possibile solo a seguito di uno studio approfondito sulle strategie di riuso. Acquisire una conoscenza adeguata sul tema del recupero ha costituito pertanto uno dei primi obiettivi della tesi. Lo studio si è focalizzato in principio sulla definizione di recupero, considerando quella complessità di interventi che sono legati alla rifunzionalizzazione, ossia alla trasformazione d’uso di complessi dismessi, escludendo pertanto le operazioni che interessano l’ambito del restauro, più strettamente conservative. Successivamente si è cercato di comprendere la necessità di recuperare il patrimonio industriale esistente e abbandonato, ponendo l’attenzione sui manufatti di origine industriale e sul contesto in cui questi si trovano solitamente. Per definire la funzione degli edifici industriali dismessi rispetto al contesto urbano è stato importante acquisire la lezione di Renzo Piano come premessa per affrontare il tema del riuso, volgendosi non solo alla ridefinizione spaziale e morfologica di un particolare edificio dismesso, ma sul ruolo che lo stesso può assumere rispetto alla città. Da qui la compressione che i manufatti industriali che si trovano spesso, in quelle parti della città che coincidono con la periferia, possono costituire, se adeguatamente riutilizzati, degli elementi di rigenerazione urbana. Sorge pertanto la necessità non solo di rifunzionalizzarli all’interno ma anche di progettarne gli spazi annessi con piccole operazione di “rammendo urbano”, soprattutto per quanto riguarda gli spazi di residuo e i vuoti urbani per una visione più complessa e organica della città. Definita questa premessa, il passo successivo è stato quello di individuare le diverse strategie che possono essere attuate per trasformare un edificio, definendo dove il nuovo costituisce un segno impercettibile oppure cambia la percezione dell’edificio per adattarlo alle nuove funzioni e migliorarne le prestazioni. In questa fase si è svolta una ricerca che ha permesso d’individuare esempi di riuso sia in Italia che in Europa. In particolare sono stati apportati due esempi in maniera più approfondita, scelti per la loro pertinenza alle strategie applicate nella fase progettuale della tesi, in cui si è operato sul caso studio dell’Ex Manzini. A seguito di questa prima fase di studio, la tesi si è focalizzata sull’analisi della città di Parma, ripercorrendo la sua storia, per capire come si generato il patrimonio archeologico industriale della città e capirne l’evoluzione, per poi addentransi nell’analisi del quartiere San Leonardo, che si è contraddistinto come la prima area a vocazione produttiva. In quest’area, che sorge a seguito dell’avvento della stazione ferroviaria, si trovano ancora oggi alcune delle permanenze storiche industriali ed in particolare l’edificio dell’ex Manzini. Solo dopo un ulteriore studio sulle trasformazioni che il quartiere ha subito, ed una successiva analisi delle sue potenzialità e criticità è stato possibile capire quale poteva essere il ruolo dell’edificio. Il recupero di questo immobile si pone in contrapposizione rispetto alle ultime politiche di trasformazione che hanno interessato l’area, in cui si è assistito a grandi manovre di demolizione, innestando nel quartiere due comparti dalle dimensioni sovradimensionate, che non apportano nessuna nuova dotazione al quartiere e che creano delle aree di discontinuità rispetto al contesto. Per ultimo, prima di arrivare alla fase progettuale è stata effettuata una ricerca storiografica, riportando documenti ritrovati nell’archivio storico comunale di Parma, sulle trasformazioni dell’immobile Ex Manzini, dall’origine ad oggi. Questa fase ha permesso di comprendere il valore storico e architettonico dell’ex fabbrica. La fase progettuale, ha avuto inizio con il “Workout Pasubio”, un workshop che si è tenuto a novembre 2014 , da cui è scaturito l’interesse per l’oggetto di studio. In questa sede ha avuto luogo un momento di progettazione partecipata aperta a tutta la cittadinanza e i partecipanti erano stati chiamati a definire le nuove funzioni che i padiglioni dell’ex Manzini dovrebbero accogliere. La definizione funzionale non si è conclusa in quei giorni, ma il processo di progettazione è tuttora in fase di sviluppo, pertanto, le funzioni sviluppate nel progetto presentato sono state decise a seguito di un’analisi delle proposte uscite dal “Workout Pasubio” e di una conseguente selezione e scelta. Lo sviluppo della parte progettuale, interessa due scale, quella urbana e quella architettonica, per quanto riguarda la prima, si è posto come obiettivo quello di reintegrare, in maniera più organica, i due recenti interventi dell’area studiata, partendo dalla valorizzazione degli edifici dismessi, che hanno costituito la storia stessa del quartiere, ponendoli come centri attrattivi. La scala architettonica si focalizza sulla scelta delle funzioni da inserire all’interno dei padiglioni dell’Ex Manzini, rispondendo alle esigenze dei cittadini che sono emerse dall’evento del “Workout Pasubio”. A seguito di un analisi e selezione delle varie proposte funzionali, si è scelto d’integrare più spazi in un unico progetto a vocazione artistico-culturale, con spazi di co-working, vari laboratori di artigianato e spazi per la produzione audio-visiva, in unico luogo che prende il nome di “Officine Pasubio-Art”, a memoria della funzione industriale che un tempo rendeva vivo l’Ex Manzini.
ARC I - Scuola di Architettura e Società
24-lug-2015
2014/2015
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/108230