Similarly to the object theory of the Viennese philosopher Meinong, we show that architecture, if considered as a philosophy of the “way of being” of something, can enjoy much more complex and generous results than a purely functionalist view of it. The theorical part of the thesis is the basis for a project located in Milan in an urban void in the Giambellino area. The new building is proposed as a set of two or more extremely different functions. This strong friction has to divert the attention from the great functional problem and concentrate on a matter of form and character in an attempt to motivate its architectural presence. After an initial introduction to the concepts of form and function and their various interpretations, we aim to analyze how form can establish a complex spatial relationship with urban, architectural and interior reality. The theme of the “void” and its subsequent replacement in favor of an undefined architectural object are analyzed.What provides uniqueness (character) to architecture is the friction created between what already exists and the new artifact, much like the objects in Morandi’s still lifes or the hollow buildings in Servino’s collages. Architecture and landscape make a dual effort in which one adapts to the other. This should not, however, be misunderstood as a passive “conforming” to the surrounding environment, but rather as the introduction of something that, by dialoguing with what surrounds it, finds innovation in its way of being. It is therefore discussed how it is possible to pass from a generic form to something strongly concrete without losing the implicit multiplicity and ambiguity of the original idea. Method and intention give a vague idea of what the project will be, while “character” identifies by necessity a precise version of the project. The design investigation therefore makes it clear that form, interior space and material, if pushed by “a clear, easy and immediately perceptible expression”, can lead the architectural artifact towards a concrete ambiguity. The subjectivity of the project derives from the biographical relationship established between the individual element and the experience of the observer. “Architecture is form and substance, abstract and concrete, its meaning depends on its internal characteristics and the context in which it is placed. An architectural element is perceived as form and structure, texture and material.” - Robert Venturi, Complexity and Contradictions in Architecture.

Analogamente alla teoria dell’oggetto del filosofo viennese Meinong, mostriamo che l’architettura, se considerata come una filosofia del “modo d’essere” di qualcosa, può godere di risultati molto più complessi e generosi di una visione puramente funzionalista della stessa. La parte teorica della tesi è alla base di un progetto situato a Milano in un vuoto urbano in zona Giambellino. Il nuovo edificio si propone come un insieme di due o più funzioni estremamente diverse. Questo forte attrito deve distogliere l’attenzione dal grande problema funzionale e concentrarsi su una questione di forma e carattere nel tentativo di motivare la sua presenza architettonica. Dopo una prima introduzione ai concetti di forma e funzione e alle loro varie interpretazioni, ci si propone di analizzare come la forma possa stabilire una complessa relazione spaziale con la realtà urbana, architettonica ed interna. Vengono analizzati il tema del “vuoto” e della sua seguente sostituzione a favore di un oggetto architettonico indefinito. Ciò che fornisce unicità (carattere) all’architettura è l’attrito che si crea tra ciò che esiste già e il nuovo manufatto, proprio come gli oggetti sui tavoli delle nature morte di Morandi o gli edifici cavi dei collage di Servino. Architettura e paesaggio fanno uno sforzo duale in cui uno si adatta all’altro. Ciò non deve tuttavia essere frainteso per un passivo “conformarsi” all’ambiente circostante, ma anzi come l’introduzione di un qualcosa che dialogando con ciò che lo circonda trova innovazione nel suo modo d’essere. Si discute quindi di come si possa passare da una generica forma a qualcosa di fortemente concreto senza perdere l’implicita molteplicità e ambiguità dell’idea originale. Metodo e intenzione danno una vaga idea di dove il progetto vuole arrivare, mentre il “carattere” individua per necessità una versione precisa del progetto. L’indagine progettuale chiarisce quindi che forma, spazio interno e materia se spinti da “un’espressione chiara, facile e immediatamente percepibile” possono condurre il manufatto architettonico verso una concreta ambiguità. La soggettività del progetto deriva dalla relazione biografica che si instaura tra il singolo elemento e l’esperienza dell’osservatore. “L’architettura è forma e sostanza, astratta e concreta, il suo significato dipende dalle sue caratteristiche interne e dal contesto in cui si colloca. Un elemento architettonico è percepito come forma e struttura, trama e materiale.” – Robert Venturi, Complessità e contraddizioni nell’architettura.

Ambiguity in concrete reality. A project narrated by form

Comerio, Luca;Coppola, Alessandro
2020/2021

Abstract

Similarly to the object theory of the Viennese philosopher Meinong, we show that architecture, if considered as a philosophy of the “way of being” of something, can enjoy much more complex and generous results than a purely functionalist view of it. The theorical part of the thesis is the basis for a project located in Milan in an urban void in the Giambellino area. The new building is proposed as a set of two or more extremely different functions. This strong friction has to divert the attention from the great functional problem and concentrate on a matter of form and character in an attempt to motivate its architectural presence. After an initial introduction to the concepts of form and function and their various interpretations, we aim to analyze how form can establish a complex spatial relationship with urban, architectural and interior reality. The theme of the “void” and its subsequent replacement in favor of an undefined architectural object are analyzed.What provides uniqueness (character) to architecture is the friction created between what already exists and the new artifact, much like the objects in Morandi’s still lifes or the hollow buildings in Servino’s collages. Architecture and landscape make a dual effort in which one adapts to the other. This should not, however, be misunderstood as a passive “conforming” to the surrounding environment, but rather as the introduction of something that, by dialoguing with what surrounds it, finds innovation in its way of being. It is therefore discussed how it is possible to pass from a generic form to something strongly concrete without losing the implicit multiplicity and ambiguity of the original idea. Method and intention give a vague idea of what the project will be, while “character” identifies by necessity a precise version of the project. The design investigation therefore makes it clear that form, interior space and material, if pushed by “a clear, easy and immediately perceptible expression”, can lead the architectural artifact towards a concrete ambiguity. The subjectivity of the project derives from the biographical relationship established between the individual element and the experience of the observer. “Architecture is form and substance, abstract and concrete, its meaning depends on its internal characteristics and the context in which it is placed. An architectural element is perceived as form and structure, texture and material.” - Robert Venturi, Complexity and Contradictions in Architecture.
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
28-apr-2022
2020/2021
Analogamente alla teoria dell’oggetto del filosofo viennese Meinong, mostriamo che l’architettura, se considerata come una filosofia del “modo d’essere” di qualcosa, può godere di risultati molto più complessi e generosi di una visione puramente funzionalista della stessa. La parte teorica della tesi è alla base di un progetto situato a Milano in un vuoto urbano in zona Giambellino. Il nuovo edificio si propone come un insieme di due o più funzioni estremamente diverse. Questo forte attrito deve distogliere l’attenzione dal grande problema funzionale e concentrarsi su una questione di forma e carattere nel tentativo di motivare la sua presenza architettonica. Dopo una prima introduzione ai concetti di forma e funzione e alle loro varie interpretazioni, ci si propone di analizzare come la forma possa stabilire una complessa relazione spaziale con la realtà urbana, architettonica ed interna. Vengono analizzati il tema del “vuoto” e della sua seguente sostituzione a favore di un oggetto architettonico indefinito. Ciò che fornisce unicità (carattere) all’architettura è l’attrito che si crea tra ciò che esiste già e il nuovo manufatto, proprio come gli oggetti sui tavoli delle nature morte di Morandi o gli edifici cavi dei collage di Servino. Architettura e paesaggio fanno uno sforzo duale in cui uno si adatta all’altro. Ciò non deve tuttavia essere frainteso per un passivo “conformarsi” all’ambiente circostante, ma anzi come l’introduzione di un qualcosa che dialogando con ciò che lo circonda trova innovazione nel suo modo d’essere. Si discute quindi di come si possa passare da una generica forma a qualcosa di fortemente concreto senza perdere l’implicita molteplicità e ambiguità dell’idea originale. Metodo e intenzione danno una vaga idea di dove il progetto vuole arrivare, mentre il “carattere” individua per necessità una versione precisa del progetto. L’indagine progettuale chiarisce quindi che forma, spazio interno e materia se spinti da “un’espressione chiara, facile e immediatamente percepibile” possono condurre il manufatto architettonico verso una concreta ambiguità. La soggettività del progetto deriva dalla relazione biografica che si instaura tra il singolo elemento e l’esperienza dell’osservatore. “L’architettura è forma e sostanza, astratta e concreta, il suo significato dipende dalle sue caratteristiche interne e dal contesto in cui si colloca. Un elemento architettonico è percepito come forma e struttura, trama e materiale.” – Robert Venturi, Complessità e contraddizioni nell’architettura.
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