Over the last century, we have witnessed a growing identification of the urban development with the activities of production, consumption and destruction, typical of the capitalist manufacturing system. The architecture, in its parable from the modern movement to postmodern, celebrated the paradigm of consumerist growth and the creative destruction on which it is based, producing a series of trends among which it is easy to identify references to the machine, product, goods, brand, image and to the simulacrum. The consumption of land, resources and energy shows today its consequences. The appearance of abandoned territories, industrial activities ceasing or even migrating elsewhere, public works remaining incomplete, cities starting to decrease calls architecture’s attention and back to the intervention on the Existing. However, definitions such as restoration, re-use, requalification, very well known to the architectural debate, turn out not to be adequate to describe the phenomenon specificity which, compared to the past, shows peculiar characteristics. The term Recycle is getting more and more employed in the debate to make up for the lack of terminology. In it we distinguish the contemporary ecologist obsession regarding the issue of waste management and we perceive a particular attention to existing constructions which increasingly assume the traits of waste. The openness of the term Recycle to diverse interpretations makes it suitable to gather a great number of different attitudes thanks to the common trait of attention to the concept of waste. Among these attitudes we can find proper architectural interventions and other more spontaneous and informal practices, sprung up from self-organized collective actions. Despite this extent and inclusiveness, there are interventions that begin to base their figurative identity in being the result of an activity of recycling. It is therefore necessary to subject this phenomenon to a critical exam to understand what might be the categorical changes in which architecture is pushed. This changes would have an even greater impact in the event we are witnessing the emergence of a trend.

Nel corso dell’ultimo secolo abbiamo assistito ad un’identificazione crescente della costruzione di città con l’attività di produzione, consumo e distruzione tipica dell’industria capitalista. L’architettura, nella sua parabola dal moderno al postmoderno, ha celebrato il paradigma dello sviluppo consumista e la distruzione creatrice su cui esso si fonda, producendo una serie di correnti in cui è riconoscibile il riferimento alla macchina, al prodotto, alla merce, al brand, all’immagine, al simulacro. Il consumo, di suolo, di risorse, di energia presenta oggi il proprio conto. La comparsa di territori antropizzati abbandonati, di attività industriali che cessano o migrano altrove, di opere che rimangono incomplete, di città che iniziano a decrescere, riporta al centro dell’attenzione dell’architettura l’intervento sull’esistente. Tuttavia, le definizioni note al dibattito architettonico, come restauro, riuso, riqualificazione, si dimostrano inadeguate a descrivere la specificità del fenomeno, che mostra caratteri peculiari rispetto al passato. Il termine riciclo inizia ad essere variamente chiamato in causa per sopperire a questa mancanza terminologica. In esso ritroviamo la contemporanea ossessione ecologista riguardante il tema della gestione dei rifiuti e intuiamo un’attenzione per un costruito esistente che sempre più assume i tratti dello scarto. L’apertura di questo termine a numerose interpretazioni lo rende adeguato a riunire una miriade di atteggiamenti differenti grazie al tratto comune dell’attenzione agli scarti. Ritroviamo tra di essi sia interventi architettonici in senso stretto che altri ordini di pratiche, più spontanee ed informali, figlie di azioni collettive autoorganizzate. Nonostante questa inclusività ed ampiezza, non mancano interventi che fondano la propria identità figurativa nel fatto di essere frutto di un’opera di riciclo. È quindi necessario sottoporre questo fenomeno ad un’interrogazione critica per comprendere quali possano essere i mutamenti categoriali in cui l’architettura viene spinta, mutamenti che avrebbero un impatto di ancora maggior rilievo nel caso si assista alla nascita di una tendenza.

Cicli urbani. Mutazioni della pratica architettonica nei paesaggi dello scarto

BOSETTI, PAOLO RUBEN
2012/2013

Abstract

Over the last century, we have witnessed a growing identification of the urban development with the activities of production, consumption and destruction, typical of the capitalist manufacturing system. The architecture, in its parable from the modern movement to postmodern, celebrated the paradigm of consumerist growth and the creative destruction on which it is based, producing a series of trends among which it is easy to identify references to the machine, product, goods, brand, image and to the simulacrum. The consumption of land, resources and energy shows today its consequences. The appearance of abandoned territories, industrial activities ceasing or even migrating elsewhere, public works remaining incomplete, cities starting to decrease calls architecture’s attention and back to the intervention on the Existing. However, definitions such as restoration, re-use, requalification, very well known to the architectural debate, turn out not to be adequate to describe the phenomenon specificity which, compared to the past, shows peculiar characteristics. The term Recycle is getting more and more employed in the debate to make up for the lack of terminology. In it we distinguish the contemporary ecologist obsession regarding the issue of waste management and we perceive a particular attention to existing constructions which increasingly assume the traits of waste. The openness of the term Recycle to diverse interpretations makes it suitable to gather a great number of different attitudes thanks to the common trait of attention to the concept of waste. Among these attitudes we can find proper architectural interventions and other more spontaneous and informal practices, sprung up from self-organized collective actions. Despite this extent and inclusiveness, there are interventions that begin to base their figurative identity in being the result of an activity of recycling. It is therefore necessary to subject this phenomenon to a critical exam to understand what might be the categorical changes in which architecture is pushed. This changes would have an even greater impact in the event we are witnessing the emergence of a trend.
MASSIP-BOSCH, ENRIC
VANCELLS, XAVIER
ARC I - Scuola di Architettura e Società
22-lug-2013
2012/2013
Nel corso dell’ultimo secolo abbiamo assistito ad un’identificazione crescente della costruzione di città con l’attività di produzione, consumo e distruzione tipica dell’industria capitalista. L’architettura, nella sua parabola dal moderno al postmoderno, ha celebrato il paradigma dello sviluppo consumista e la distruzione creatrice su cui esso si fonda, producendo una serie di correnti in cui è riconoscibile il riferimento alla macchina, al prodotto, alla merce, al brand, all’immagine, al simulacro. Il consumo, di suolo, di risorse, di energia presenta oggi il proprio conto. La comparsa di territori antropizzati abbandonati, di attività industriali che cessano o migrano altrove, di opere che rimangono incomplete, di città che iniziano a decrescere, riporta al centro dell’attenzione dell’architettura l’intervento sull’esistente. Tuttavia, le definizioni note al dibattito architettonico, come restauro, riuso, riqualificazione, si dimostrano inadeguate a descrivere la specificità del fenomeno, che mostra caratteri peculiari rispetto al passato. Il termine riciclo inizia ad essere variamente chiamato in causa per sopperire a questa mancanza terminologica. In esso ritroviamo la contemporanea ossessione ecologista riguardante il tema della gestione dei rifiuti e intuiamo un’attenzione per un costruito esistente che sempre più assume i tratti dello scarto. L’apertura di questo termine a numerose interpretazioni lo rende adeguato a riunire una miriade di atteggiamenti differenti grazie al tratto comune dell’attenzione agli scarti. Ritroviamo tra di essi sia interventi architettonici in senso stretto che altri ordini di pratiche, più spontanee ed informali, figlie di azioni collettive autoorganizzate. Nonostante questa inclusività ed ampiezza, non mancano interventi che fondano la propria identità figurativa nel fatto di essere frutto di un’opera di riciclo. È quindi necessario sottoporre questo fenomeno ad un’interrogazione critica per comprendere quali possano essere i mutamenti categoriali in cui l’architettura viene spinta, mutamenti che avrebbero un impatto di ancora maggior rilievo nel caso si assista alla nascita di una tendenza.
Tesi di laurea Magistrale
File allegati
File Dimensione Formato  
2013_07_Bosetti_01.pdf

accessibile in internet per tutti

Descrizione: Testo della tesi
Dimensione 9.2 MB
Formato Adobe PDF
9.2 MB Adobe PDF Visualizza/Apri
2013_07_Bosetti_02.pdf

accessibile in internet per tutti

Descrizione: Tavola di progetto 1
Dimensione 2.48 MB
Formato Adobe PDF
2.48 MB Adobe PDF Visualizza/Apri
2013_07_Bosetti_03.pdf

accessibile in internet per tutti

Descrizione: Tavola di progetto 2
Dimensione 2.64 MB
Formato Adobe PDF
2.64 MB Adobe PDF Visualizza/Apri
2013_07_Bosetti_04.pdf

accessibile in internet per tutti

Descrizione: Tavola di progetto 3
Dimensione 2.18 MB
Formato Adobe PDF
2.18 MB Adobe PDF Visualizza/Apri
2013_07_Bosetti_05.pdf

accessibile in internet per tutti

Descrizione: Tavola di progetto 4
Dimensione 2.41 MB
Formato Adobe PDF
2.41 MB Adobe PDF Visualizza/Apri
2013_07_Bosetti_06.pdf

accessibile in internet per tutti

Descrizione: Tavola di progetto 5
Dimensione 2.19 MB
Formato Adobe PDF
2.19 MB Adobe PDF Visualizza/Apri
2013_07_Bosetti_07.pdf

accessibile in internet per tutti

Descrizione: Tavola di progetto 6
Dimensione 1.89 MB
Formato Adobe PDF
1.89 MB Adobe PDF Visualizza/Apri
2013_07_Bosetti_08.pdf

accessibile in internet per tutti

Descrizione: Tavola di progetto 7
Dimensione 2.43 MB
Formato Adobe PDF
2.43 MB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in POLITesi sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/81614