With the present work we wanted investigate the inhabit, the project is only the conclusion, in reality the inquiry on the different ways of use and on the various ways of living the architecture starts from a deliberation about the transformation of the subjects that make up the society, new users with different needs from the past and with different requirements among them. Against the frequent marginalization of the questions linked to the residence, this work addresses the human living. The text develops in different topics (also very distant among them) which let us express our idea of architecture in the project which is presented in the graphical tables. We started describing, sometimes in a objective way but very often in a shared and involved way, the situation of big transformation that concern the city of Milan, in particular the north-west part where the project is situated. Then the analysis is moved to the investigation of the modern city’s life styles of which the project has to take care with careful strategies that must satisfy needs, covering of life’s actions through intentions that become objects. Our architecture’s idea takes the distance from the rationalist currents, where the reasonable reason solve in a functional, scientific, productive and efficient way every problem. Then is another way of thinking, necessarily a minority idea, because of its utopic charge and its bursting revisionism (rending revisions in Le Corbusier, as in the Philips Pavillon of Bruxelles and the Ronchamps Chapel), which finds difficulty of legitimation and agreement. We present a project that tends to include, so it doesn’t reject contaminations and mixtures. It wants to contain the whole; it is fashinated from chaos (the whole of all possible), from disorder (vital representation of conflicts), from ephemeral, from discontinuous, from temporary, from unstable, from a past unity’s fragments.

Con il presente lavoro abbiamo voluto indagare l’abitare, il progetto ne è solo il compimento, in realtà l’indagine sui diversi modi d’uso e sulle molteplici condizioni del vivere l’architettura parte da una riflessione circa la trasformazione dei soggetti che compongono la società, nuovi utenti con esigenze diverse dal passato e tra loro con bisogni tra i più disparati. A fronte della sempre più frequente marginalizzazione delle questioni connesse alla residenza, questo lavoro si rivolge all’abitare dell’uomo. Il testo si articola in diversi, anche molto lontani tra loro, temi i quali coadiuvandosi ci hanno permesso di esprimere una nostra idea d’architettura nel progetto presentatovi negli elaborati grafici delle tavole. Siamo partiti descrivendo in modo a volte oggettivo, con descrizione dei fatti, ma molto spesso in modo estremamente partecipato e coinvolto, la situazione di grande trasformazione che riguarda la città di Milano, in particolare la porzione di nord-ovest, in cui il progetto va attestandosi. L’analisi a quel punto è passata nell’indagine degli stili di vita di cui oggi la città si compone, e di cui il progetto deve farsi carico con precise strategie atte a rispondere a bisogni, involucri di atti di vita attraverso intenzioni che diventano oggetti. La nostra idea di Architettura prende le distanza dalle correnti razionaliste, dove la ragione ragionante risolve in modo funzionale, scientifico, produttivo ed efficiente ogni problema. È dunque un’altra linea di pensiero, per forza di cose minoritaria, proprio per la sua carica utopica e per il suo dirompente revisionismo (revisioni laceranti in Le Corbusier, come nel Padiglione Philips a Bruxelles e nella cappella di Ronchamps), che trova difficoltà di legittimazione e di consenso. Quello che presentiamo e un progetto che tende a includere, e quindi non scarta le contaminazioni e le mescolanze. Vuole contenere tutto il possibile; è affascinato dal caos (l’insieme di tutti i possibili), dal disordine (vitale rappresentazione dei conflitti), dall’effimero, dal discontinuo, dal provvisorio, dall’instabile, dai frammenti di una passata unità.

Nuove forme progettuali per l'abitare contemporaneo. Intenzioni che diventano oggetti. Involucri come atti di vita.

GALVANIN, GIULIA
2009/2010

Abstract

With the present work we wanted investigate the inhabit, the project is only the conclusion, in reality the inquiry on the different ways of use and on the various ways of living the architecture starts from a deliberation about the transformation of the subjects that make up the society, new users with different needs from the past and with different requirements among them. Against the frequent marginalization of the questions linked to the residence, this work addresses the human living. The text develops in different topics (also very distant among them) which let us express our idea of architecture in the project which is presented in the graphical tables. We started describing, sometimes in a objective way but very often in a shared and involved way, the situation of big transformation that concern the city of Milan, in particular the north-west part where the project is situated. Then the analysis is moved to the investigation of the modern city’s life styles of which the project has to take care with careful strategies that must satisfy needs, covering of life’s actions through intentions that become objects. Our architecture’s idea takes the distance from the rationalist currents, where the reasonable reason solve in a functional, scientific, productive and efficient way every problem. Then is another way of thinking, necessarily a minority idea, because of its utopic charge and its bursting revisionism (rending revisions in Le Corbusier, as in the Philips Pavillon of Bruxelles and the Ronchamps Chapel), which finds difficulty of legitimation and agreement. We present a project that tends to include, so it doesn’t reject contaminations and mixtures. It wants to contain the whole; it is fashinated from chaos (the whole of all possible), from disorder (vital representation of conflicts), from ephemeral, from discontinuous, from temporary, from unstable, from a past unity’s fragments.
DEROSSI, DAVIDE
ARC II - Facolta' di Architettura Civile
21-lug-2010
2009/2010
Con il presente lavoro abbiamo voluto indagare l’abitare, il progetto ne è solo il compimento, in realtà l’indagine sui diversi modi d’uso e sulle molteplici condizioni del vivere l’architettura parte da una riflessione circa la trasformazione dei soggetti che compongono la società, nuovi utenti con esigenze diverse dal passato e tra loro con bisogni tra i più disparati. A fronte della sempre più frequente marginalizzazione delle questioni connesse alla residenza, questo lavoro si rivolge all’abitare dell’uomo. Il testo si articola in diversi, anche molto lontani tra loro, temi i quali coadiuvandosi ci hanno permesso di esprimere una nostra idea d’architettura nel progetto presentatovi negli elaborati grafici delle tavole. Siamo partiti descrivendo in modo a volte oggettivo, con descrizione dei fatti, ma molto spesso in modo estremamente partecipato e coinvolto, la situazione di grande trasformazione che riguarda la città di Milano, in particolare la porzione di nord-ovest, in cui il progetto va attestandosi. L’analisi a quel punto è passata nell’indagine degli stili di vita di cui oggi la città si compone, e di cui il progetto deve farsi carico con precise strategie atte a rispondere a bisogni, involucri di atti di vita attraverso intenzioni che diventano oggetti. La nostra idea di Architettura prende le distanza dalle correnti razionaliste, dove la ragione ragionante risolve in modo funzionale, scientifico, produttivo ed efficiente ogni problema. È dunque un’altra linea di pensiero, per forza di cose minoritaria, proprio per la sua carica utopica e per il suo dirompente revisionismo (revisioni laceranti in Le Corbusier, come nel Padiglione Philips a Bruxelles e nella cappella di Ronchamps), che trova difficoltà di legittimazione e di consenso. Quello che presentiamo e un progetto che tende a includere, e quindi non scarta le contaminazioni e le mescolanze. Vuole contenere tutto il possibile; è affascinato dal caos (l’insieme di tutti i possibili), dal disordine (vitale rappresentazione dei conflitti), dall’effimero, dal discontinuo, dal provvisorio, dall’instabile, dai frammenti di una passata unità.
Tesi di laurea Magistrale
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