Il progetto pone le sue basi nell’analisi della storia, dello sviluppo e delle permanenze del Triangolo Lariano, uno dei pochi territori che è ancora solo in parte stato intaccato dal forte sviluppo della pianura urbanizzata e che conserva perciò tratti caratteristici molto forti. Dallo studio dei suoi caratteri peculiari storici, delle sue attitudini presenti e degli scenari futuri di sviluppo più condivisi, si origina il nostro progetto per la riqualificazione della ex fabbrica Gajum a Canzo, piccolo paese nel cuore del Triangolo Lariano. Si tratta di un’area omogenea situata in un contesto defilato e delimitato dal lago e dalle catene montuose, ma che al contempo risulta ben connessa al resto della Lombardia. L’analisi condotta e il fondamentale confronto con le istituzioni locali ha permesso di identificare molteplici caratteristiche, alcune delle quali sono emerse come fondamentali. Si è riscontrata in primo luogo la presenza molto forte del paesaggio naturale, oggetto di un’attenta tutela e grande ricchezza per il turismo sostenibile. Risulta altresì peculiare la storia produttiva della zona che la caratterizza da lungo tempo come culla di un’agricoltura, di un artigianato e di un’industria manifatturiera stabile. Per tale motivo l’intervento sulla fabbrica punta alla valorizzazione del patrimonio locale attraverso la creazione di un centro di coordinamento ecomuseale per una nuova rete che amplia quella afferente all’Ecomuseo dei Monti e Laghi Briantei, già esistente e attiva nel territorio del lecchese. Il polo ecomuseale aspira così a diventare un nodo nevralgico sia per questa rete diffusa che per il territorio e la comunità circostante, con cui cerca di instaurare un proficuo rapporto di scambio e compartecipazione culturale ed economica. L’ecomuseo si pone quindi come polo di ricerca, catalogazione e divulgazione della Cultura Materiale locale in particolar modo riferita alle tre tematiche della natura, dell’acqua e della seta. Il complesso industriale viene quindi trasformato in un edificio pubblico messo al servizio della comunità e attraverso il quale risolvere i collegamenti mancanti tra le emergenze della zona. Fondamentale è stata innanzitutto la connessione con il lago di Segrino tramite la creazione di un tracciato ciclopedonale che lo connette a Canzo, passando attraverso l’area progettata. Perpendicolare a questo asse ne è stato introdotto un altro in quota che attraversa la provinciale connettendo così i due versanti montuosi dei monti Scioscia e Cornizzolo con i relativi sentieri escursionistici.

Centro di coordinamento per un ecomuseo nel triangolo lariano : nuove prospettive per l'ex-fabbrica Gajum a Canzo

GEROSA, NINA;MELI, CHIARA;VISCONTI, ARIANNA
2013/2014

Abstract

Il progetto pone le sue basi nell’analisi della storia, dello sviluppo e delle permanenze del Triangolo Lariano, uno dei pochi territori che è ancora solo in parte stato intaccato dal forte sviluppo della pianura urbanizzata e che conserva perciò tratti caratteristici molto forti. Dallo studio dei suoi caratteri peculiari storici, delle sue attitudini presenti e degli scenari futuri di sviluppo più condivisi, si origina il nostro progetto per la riqualificazione della ex fabbrica Gajum a Canzo, piccolo paese nel cuore del Triangolo Lariano. Si tratta di un’area omogenea situata in un contesto defilato e delimitato dal lago e dalle catene montuose, ma che al contempo risulta ben connessa al resto della Lombardia. L’analisi condotta e il fondamentale confronto con le istituzioni locali ha permesso di identificare molteplici caratteristiche, alcune delle quali sono emerse come fondamentali. Si è riscontrata in primo luogo la presenza molto forte del paesaggio naturale, oggetto di un’attenta tutela e grande ricchezza per il turismo sostenibile. Risulta altresì peculiare la storia produttiva della zona che la caratterizza da lungo tempo come culla di un’agricoltura, di un artigianato e di un’industria manifatturiera stabile. Per tale motivo l’intervento sulla fabbrica punta alla valorizzazione del patrimonio locale attraverso la creazione di un centro di coordinamento ecomuseale per una nuova rete che amplia quella afferente all’Ecomuseo dei Monti e Laghi Briantei, già esistente e attiva nel territorio del lecchese. Il polo ecomuseale aspira così a diventare un nodo nevralgico sia per questa rete diffusa che per il territorio e la comunità circostante, con cui cerca di instaurare un proficuo rapporto di scambio e compartecipazione culturale ed economica. L’ecomuseo si pone quindi come polo di ricerca, catalogazione e divulgazione della Cultura Materiale locale in particolar modo riferita alle tre tematiche della natura, dell’acqua e della seta. Il complesso industriale viene quindi trasformato in un edificio pubblico messo al servizio della comunità e attraverso il quale risolvere i collegamenti mancanti tra le emergenze della zona. Fondamentale è stata innanzitutto la connessione con il lago di Segrino tramite la creazione di un tracciato ciclopedonale che lo connette a Canzo, passando attraverso l’area progettata. Perpendicolare a questo asse ne è stato introdotto un altro in quota che attraversa la provinciale connettendo così i due versanti montuosi dei monti Scioscia e Cornizzolo con i relativi sentieri escursionistici.
DONDI, LAVINIA
ARC II - Scuola di Architettura Civile
28-apr-2015
2013/2014
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/106385